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Lo spirito del Karate-do

Per sua natura, l'uomo ricerca continuamente il progresso e questo è un aspetto della sua forza poiché senza progresso non potrebbe mai migliorare la propria condizione.
Ma la debolezza dell'uomo risiede in parte nel desiderio di trovare del nuovo ad ogni costo. E' abbagliato da tutto ciò che è nuovo, tutto ciò che brilla.
A causa di questo carattere superficiale, l'uomo si allontana di giorno in giorno dallo scopo ricercato, senza accorgersi dei propri errori.
Bisogna, in ogni istante, considerare con obiettività, ritornare alla sorgente delle cose, non per immobilizzarsi o contemplarsi, ma per progredire senza possibili errori.

E' per questa ragione che vogliamo basare il nostro lavoro, il nostro sforzo, le nostre ricerche sull'aspetto tradizionale del Karate al fine di farlo sbocciare a contatto con la vita odierna.

Il Samurai dei tempi antichi viveva in un pericolo permanente. Per lui, possedere una certa forza e una certa tecnica non era che un punto di partenza, non era sufficiente. La sua vita era un combattimento continuo, che prendesse il té o camminasse in un vicolo, doveva essere pronto a difendere la propria vita, a vincere uno o più avversari. Era fuori questione per lui considerare la pratica delle Arti Marziali come un allenamento sportivo, il combattimento come una competizione con arbitro e pubblico. Il Samurai doveva raggiungere l'efficacia al di là di ogni tecnica.
E' per questo che coltivava essenzialmente il suo istinto, il suo sesto senso.

 

Miyamoto Musashi, il celebre Samurai del diciassettesimo secolo, è morto nel suo letto dopo aver disputato una sessantina di combattimenti.
Si racconta che fosse capace di giudicare il valore di un avversario dal modo in cui camminava o prendeva il tè.

Alla ricerca dell'efficacia

Sviluppare un sesto senso, conoscere l'avversario non sono cose facili da acquisire. Nel Karate non si può raggiungere lo spirito senza passre attraverso il corpo, vincere l'avversario senza vincere se stessi.
Bisogna vincere se stessi, il corpo e i sentimenti. Prima il corpo: bisogna "romperlo", annullarlo, togliergli ogni resistenza per poi modellarlo, formarlo. E' necessario un allenamento estremamente duro.
Bisogna evitare la facilità, ricercare la difficoltà, andare al di là dei propri limiti. Sarà allora che riusciremo a comprendere noi stessi e che i nostri sentimenti appariranno (odio, violenza, pigrizia, impazienza...).
Attraverso lo sforzo arriveremo ad una conoscenza approfondita di noi stessi, poi all'armonia con l'universo, poi al silenzio. In questo silenzio percepiremo l'avversario, la sua presenza , il suo corpo, la sua respirazione, le sue intenzioni.

Questo avversario cercherà di rompere la nostra armonia.
Un solo istante passerà tra la sua decisione e il suo movimento. In quell'intervallo di tempo, per minimo che sia, noi agiremo...agiremo prima di lui.
Nel Budo il combattimento comincia al momento in cui percepiamo la presenza aggressiva dell'avversario e termina all'inizio del suo movimento.
In un vero combattimento di Budo ci sono pochissimi movimenti...l'uomo veramente superiore deve essere capace di donare la Pace.

La Via attraverso il Karate

E' certamente interessante praticare il Karate come uno sport, ma lo sarà forse di più se cercheremo di andare più lontano, di ricercare un'efficacia ancora più grande, che ci permetta in questa ricerca di conoscerci e di lottare contro i nostri difetti, di comprendere gli altri e di amarli, di raggiungere un'unità interiore e di proiettarla verso l'universo esteriore.

 

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inserita il: 25/01/2007