Dojo significa "luogo in cui si cerca la Via".
Il termine giapponese, derivato dal sanscrito Bodhimanda (luogo di saggezza) veniva utilizzato inizialmente per indicare la parte dei monasteri buddisti riservata alla meditazione; in seguito è stato adottato anche quale denominazione per i centri di istruzione delle arti marziali.
I quattro lati dell'area di allenamento hanno nomi e funzioni specifiche.
Il lato riservato agli insegnanti ed agli ospiti d'onore viene chiamato Kamiza o Joza (sede superiore) e si individua facilmente in quanto spesso, sul muro corrispondente, è esposta l'immagine del fondatore dell'arte o un saggio calligrafico di contenuto filosofico.
In Giappone questa sede è spesso distinta anche dalla presenza di un altare shintoista.
Di fronte alla sede superiore si trova la sede inferiore (Shimoza) in cui si allineano, per gradi, gli allievi all'inizio e al termine delle lezioni.
Gli allievi di grado più elevato si trovano alla destra di quelli con grado inferiore.
Gli altri due lati sono chiamati Joseki (lato superiore, alla sinistra della sede superiore) riservato agli esperti di grado più elevato e Shimoseki (lato inferiore, alla destra della sede superiore) riservato, quando necessario, ai praticanti di medio livello.
Nei dojo vengono insegnate alcune regole comportamentali derivate dalla tradizione culturale giapponese e suggeriti alcuni atteggiamenti mentali atti a promuovere la formazione di un'atmosfera adatta a favorire il lavoro collettivo ed il progresso individuale.
Dette regole possono variare da dojo a dojo e da Maestro a Maestro ma il contenuto che le accomuna può riassumersi nelle seguenti qualità: buona educazione, amore per l'arte che si vuole praticare e fiducia nel proprio insegnante.
Si riportano comunque, per completezza, alcuni degli insegnamenti trasmessi dalla tradizione: