Nella cultura giapponese esiste uno spazio per il rispetto, formale e non, anche tra amici intimi. La parola che indica l'essere umano è ningen, scritto con caratteri che indicano persona e intervallo o spazio. Una riunione per il tè, rappresenta una occasione per riaffermare sia questo spazio che il rispetto fra ogni singola persona e fra tutte le cose di valore, necessari perchè l'identità di ognuno non vada persa o sminuita. Nello stesso tempo rappresenta un'occasione per ampliare la mente attraverso l'incontro con gli amici in una situazione di più stretta intimità. Ovviamente si può condurre una cerimonia del tè senza questo spirito, solo per fare bella figura o solo come sfoggio di un'antica etichetta formale. E' in questo tipo di esperienza che si imbatte il turista straniero che visita il Giappone; molte giovani donne moderne, studiano la cerimonia del tè solo per aggiungere un ulteriore titolo alle loro credenziali per il matrimonio, o per poter intrattenere gli ospiti del proprio marito. Questo tipo di cerimonia del té, é solo una pallida imitazione di quella che il Maestro Rikyu concepì e praticò nel XVI secolo.
L'espressione resa famosa dalla cerimonia del tè, ichigo, ichie, che significa una sola volta, un solo incontro, veniva abitualmente usata dai samurai che praticavano questa cerimonia nel Giappone medioevale. Poichè l'esito del combattimento era sempre incerto, divenne loro abitudine comportarsi come se ogni incontro fosse l'ultimo; inoltre svilupparono una comunicazione non verbale, ma molto diretta, che ancora oggi in Giappone viene tenuta in grande considerazione. L'etichetta venne molto formalizzata, così da lasciare ampie possibilità di poter intuire lo stato d'animo dell'altro, o le sue intenzioni, semplicemente da piccole variazioni del tono della voce o nella posizione. In questo modo era possibile diventare un ottimo giudice sulla sincerità dei propositi e delle intenzioni altrui. Rikyu riassunse lo spirito della cerimonia del tè in quattro parole: "wa kei sei jaku". Wa significa pace, unità o armonia, ma anche ammorbidire o calmare; kei identifica il rispetto, onore e venerazione, indica anche un senso di distanza; sei vuole dire purificare, ciò che non lascia traccia di se è puro; jaku significa tranquillo, dolce, solitario o fermo.