Logo dell'associazione Salta direttamente ai contenuti
Storia del karate-do

All'inizio del secolo scorso, grazie al suo coraggio e alla sua determinazione, il maestro Gichin Funakoshi fece meritare al Karate dell'isola di Okinawa la pari dignità e nobiltà delle altre cosiddette arti marziali nobili giapponesi (Kyudo, Kendo, ecc.), egli trovò molte difficoltà in questo suo cammino a causa di atteggiamenti ostili incontrati sia negli ambienti di Okinawa sia del Giappone.

 

Il maestro Funakoshi nacque a Okinawa nel villaggio di Shuri nel 1868, incominciò a praticare il karate a circa 12 anni e sotto gli insegnamenti dei maestri Anko Asato e Anko Itosu diventò un esperto in questa disciplina. Anko Itosu fu di fatto il padre della maggior parte dei grandi maestri di diverse generazioni, che hanno poi dato origine ai vari stili che ancora oggi vengono praticati, G. Funakoshi (Shotokan e Shotokai), K. Mabuni 1889-1953 (Shito-ryu), C. Miyagi 1888-1953 (Goju-ryu). A quell'epoca nell'isola di Okinawa vi erano tre principali arti di combattimento:

  • Shuri-te dal villaggio Shuri;
  • Tomari-te dal villaggio Tomari;
  • Naha-te o Nawa-te (Goju-ryu) dal villaggio di Kume.

Le scuole erano costituite dalle famiglie della nobiltà, le loro tecniche erano tenute segrete e la loro trasmissione era limitata ai figli primogeniti.

 

Le origini delle arti marziali sia di Okinawa che del Giappone derivano dalle arti di combattimento della Cina, la quale influenzò notevolmente la cultura di queste isole fin dalla fine del III secolo a.C. L'introduzione delle arti di combattimento a mani nude cinesi a Okinawa pare che risalgano alla fine del 1300 quando i rapporti diplomatici e militari divennero molto intensi tra i due paesi.
In Giappone, l'uso della spada e i primi riferimenti a scuole di scherma risalgono al VI° secolo, in questo periodo incominciarono le prime codificazioni delle tecniche della spada, kendo. Il tiro con l'arco invece, fa la sua prima apparizione nel IX° secolo e nel XIII° secolo nasce la prima scuola Ogasawara di kyudo.
Ma soltanto a partire dal diciottesimo secolo nasceva sotto la nozione di budo (via delle arti marziali giapponesi) una finalità comune a tutte le arti di combattimento del Giappone: una ricerca interiore per elevare lo spirito della persona, attraverso la pratica e la ricerca dell'efficacia delle tecniche di combattimento, percorrendo la via verso l'armonia. Di fatto, il budo diventò un allenamento dello spirito, dove la ricerca della perfezione tecnica passava attraverso l'introspezione e l'anticipazione della volontà dell'avversario. Funakoshi è stato il primo maestro ad avvicinare il karate di Okinawa con la cultura delle arti marziali giapponesi, il budo.

Quando inizialmente il maestro Funakoshi, esperto di Shuri-te, incominciò la sua opera di riunificazione tra le varie anime marziali di Okinawa, incontrò molte resistenze, non era visto di buon occhio il suo interessamento alle altre scuole, perché questo modificava la tradizionale riservatezza e gli equilibri sociali e culturali dell'isola.

I giapponesi a quell'epoca, non consideravano gli abitanti di Okinawa socialmente alla pari e la loro lingua era ritenuta un dialetto della lingua giapponese. Possiamo immaginare quindi quali diffidenze abbia dovuto affrontare e superare il M° Funakoshi per ottenere il riconoscimento d'arte nobile del metodo di Okinawa.
Finalmente nel 1922 fu riconosciuta l'importanza di quest'arte e Funakoshi fu invitato dal M° Jigoro Kano (fondatore del judo), a presentare con una dimostrazione pubblica il suo karate.

La comprensione del combattimento e l'abilità tecnica sono il percorso attraverso il quale il praticante di arti marziali tradizionali arriva a se stesso per "guarirsi" dall'egoismo che gli impedisce di comunicare con gli altri, per poter percepire l'altro ed anticiparne le intenzioni.

Il karate-do tradizionale insegna al praticante che in questo mondo egli esiste grazie agli altri, l'ideogramma "hito", che significa uomo, é formato da due linee appoggiate tra loro che si sorreggono a vicenda, come ad indicare che l'uomo é "appoggiato" al prossimo e che egli cadrà se gli mancherà quell'appoggio, sembra proprio dire che egli potrà progredire soltanto attraverso la collaborazione e non attraverso il conflitto, le arti marziali tradizionali giapponesi sono tutto questo e qualsiasi altra interpretazione è da considerarsi estranea al budo e a quella disciplina tramandata dal Maestro Gichin Funakoshi che egli definiva con il nome di Karate-Do.

 

Notizia letta: 3600 volte
inserita il: 25/01/2007