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Il piccolo principe

Otto secoli or sono il principe della provincia di Kyushu, Kato Senmon Shigenji, aveva due mogli.
Le amava entrambe, ma le due donne non riuscivano ad andare d'accordo tra loro. L'esistenza del principe era avvelenata dai loro continui litigi, dalla loro gelosia, tanto da indurlo a pensieri omicidi.
Un giorno, stanco della superficialità della propria esistenza e degli onori a lui tributati, decise di chiudere con le illusioni e di cercare le radici del proprio essere. Abbandonò il suo palazzo e tutto ciò che possedeva, per abbracciare la vita semplice del monaco.
La prima moglie seguì il suo esempio e si ritirò in un monastero. La seconda, nei mesi che seguirono l'improvvisa partenza del principe, mise al mondo un bambino bellissimo.
Passarono gli anni. Fin dalla più tenera erà, il piccolo interrogava la madre su chi fosse e dove si trovasse suo padre.
E la madre gli rispondeva ogni volta, senza riuscire a convincerlo, che suo padre era morto. Compiuto il decimo anno, il piccolo principe aveva un tale desiderio di ritrovare il padre che decise di partire alla sua ricerca.
Di fronte a tanta determinazione, la madre, venuta finalmente a sapere che il principe si era ritirato in un monastero della montagna sacra di Koyasan, decise di accompagnare il figlio sino a quel luogo.
Quando vi furono giunti, la madre rimase ad attendere in una locanda, poiché era proibito alle donne l'accesso al monastero; il figlioletto proseguì il viaggio, inerpicandosi per la montagna.
Cadde la sera ed il fanciullo, esausto per il cammino, si mise a giacere tra due grossi tronchi e sprofondò nel sonno.
Al mattino lo destò una voce: "Che fai tu qui?".
Colui che gli parlava era un venerabile monaco, dai tratti fieri e dolci, il cranio rasato.
"Cerco mio padre".
"E chi è tuo padre?"
"È il principe di Kyushu, e vive su questa montagna".
Il monaco, sconvolto, comprese di avere di fronte il suo unico figlio. Riconobbe in quelli del fanciullo i propri lineamenti e quelli della madre.
Il cuore gli batté fino quasi a scoppiare, provò l'impulso di serrare tra le braccia quel fanciullo che lo guardava con aria triste ed ostinata.
Invece si trattenne, immobile. Le regole monastiche erano severissime. Quando un laico decideva di prendere tazza e bastone e vesti monacali, doveva spezzare ogni legame con l'esistenza di prima.
Così il monaco disse al fanciullo:
"Sì, tuo padre viveva qui, ma è morto da poco."
Gli occhi del piccolo si velarono di lacrime.
Il monaco, straziato, non sapeva che fare, combattuto tra il desiderio di abbraciare il figlio e la volontà di non infrangere la regola.
Ma il fanciullo alzò il capo e disse:
"Voglio andare a pregare sulla sua tomba, accompagnatemi, ve ne prego".
Il monaco lo condusse al cimitero dinnanzi ad una tomba, una semplice lastra di pietra, sotto un grande masso.
"Eccola, è questa".
Il figlio si prosternò e pregò a lungo. Il monaco trattenne le lacrime e dopo qualche istante gli disse:
"Andiamo via, è ora che torni da tua madre".
Lungo la via che portava al cimitero, s'era fatto narrare dal piccolo l'esistenza che conduceva.
"Su, coraggio, tuo padre è morto, dimenticalo, diventa un uomo degno del tuo rango di principe".
Il fanciullo lo seguì fino all'atrio del tempio e tornò mesto, percorrendo la strada indicata.
Arrivato alla locanda apprese che durante la notte la madre era morta, stroncata da una febbre improvvisa dovuta ad un'epidemia.
Folle di dolore tornò con la scorta in città, per recarsi dall'amata zia. Ma anche lei era stata vittima della stessa epidemia.
Il piccolo vide l'universo crollargli intorno. Nulla più lo attraeva: i cibi avevano sapore di cenere, i graziosi paesaggi del suo giardino non risvegliavano ormai più nulla in lui e le più dolci musiche risuonavano come un'eco funerea nel suo cuore.
Nella sua mente di fanciullo restava una sola speranza: il monaco incontrato lassù, sulla montagna, nel monastero dove la vita fluiva calma, ritmata dalla meditazione e dai riti.
Fuggì dal palazzo per raggiungere quel luogo di pace.
E così il monaco, un giorno, lo vide apparire nel cortile del tempio:
"Cosa cerchi ancora?"
"Voglio diventare monaco. Tutti quelli che amavo sono morti, la vita non ha più senso per me, voglio restare al tuo fianco.".
Allora il monaco comprese che non si può spezzare il legame con il proprio destino, con il proprio karma, che ci segue ovunque, in una forma o nell'altra.
E fu così che il figlio divenne discepolo del padre.

 

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inserita il: 22/01/2007